La sostenibilità non è solo una questione ambientale

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Le più recenti notizie che hanno riguardato la grave sperequazione del prezzo delle ciliegie, dalla fase della produzione alla distribuzione e vendita al consumo, offrono uno spunto di rilancio del tema della sostenibilità etica nella filiera agroalimentare.

La sostenibilità etica

Sotto tale profilo, l’idea di sostenibilità assume una portata più ampia rispetto a quella riferibile al più specifico piano economico ambientale, che è teso a coniugare lo sviluppo economico del settore agroalimentare con il rispetto dell’equilibrio dell’ecosistema, a beneficio della biodiversità e qualità di vita delle generazioni future (sostenibilità intergenerazionale). La sostenibilità etica, infatti, introduce la finalità di garantire condizioni socio economiche di favore per l’accesso al cibo, inteso quale bene pubblico, nonché una distribuzione della ricchezza più equa all’interno della filiera alimentare, a partire dalla fase della produzione primaria (sostenibilità intragenerazionale).

Le origini normative

In realtà, la sostenibilità etica avrebbe già dovuto trovare piena attuazione sulla base delle previsioni programmatiche contenute nel trattato di Roma e del successivo di Lisbona, istitutivo dell’Unione Europea, dal momento che, tra le finalità della Politica Agricola Comune, all’art. 39 viene esplicitata l’esigenza : a) di incrementare la produttività della produzione agricola, come pure un impiego migliore della mano d’opera; b) di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura; c) di stabilizzare i mercati; d) di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; e)di  assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori.

Una politica in controtendenza

Nel corso del tempo, tuttavia, la scelta della stessa Unione Europea di destinare le risorse economiche ai vari stati membri, in regime di disaccoppiamento rispetto agli obiettivi generali della PAC e la crescente strapotenza economica delle grandi imprese di trasformazione e distribuzione, capaci di influenzare l’andamento dei prezzi a discapito delle condizioni dell’offerta primaria, affidata ad un alto numero di piccole imprese tra di loro scollegate, ha, di fatto, compresso i redditi della popolazione agricola, al di sotto di un tenore di vita accettabile. Da qui, a cascata, i fenomeni di deriva sociale, quali il c.d. caporalato nei campi, l’impiego di manodopera senza diritti e di quella fantasma con riferimento allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina.

Il più recente indirizzo della Commissione europea e dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali

L’attualità del problema viene oggi affermata dalla stessa Commissione europea che, in un proprio documento del maggio del 2020 al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo ed al Comitato delle Regioni con titolo “A Farm to For Strategy”, ribadisce la necessità di garantire “l’accessibilità economica degli alimenti generando nel contempo rendimenti economici più equi nella catena di approvvigionamento”.

L’idea di sostenibilità, nella sua accezione omnicomprensiva, riguarda, dunque, anche la politica dei diritti sociali, dei redditi, sino a ricomprendere, in alcuni casi, la vera e propria lotta alla criminalità, comune ed organizzata.

A tal riguardo, in ambito europeo, l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali con un proprio documento ufficiale ha suggerito agli stati membri l’adozione di talune misure volte a fare emergere e sanzionare i casi di sfruttamento di lavoratori che si spostano all’interno del territorio dell’Unione o che vi fanno ingresso. Tra queste, particolarmente adatta alle esigenze di tutela della sostenibilità nella filiera alimentare, spicca l’adozione di un sistema di certificazione vincolante ed in base al quale consentire l’etichettatura con specifica indicazione della eticità del ciclo produttivo. Sul versante del mercato, una siffatta possibilità consente alle imprese di percepire la sostenibilità non quale ulteriore maggiorazione del costo di produzione, bensì quale elemento altamente qualificante della propria attività produttiva ed idoneo a conferire un vantaggio comparativo rispetto alla concorrenza. Sempre a livello europeo e nell’ambito della PAC, è in corso di adozione la c.d. condizionalità sociale, che impone agli stati membri di introdurre sanzioni amministrative a carico dei soggetti destinatari degli aiuti diretti che si rendano responsabili della violazione della normativa del lavoro e della previdenza sociale. 

Il Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo ed il caporalato

A livello governativo si segnala il Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura ed il caporalato 2020-2022, varato in seno al Tavolo Caporalato, in cui è previsto il potenziamentodella Rete del lavoro agricolo di qualità.

Il marchio “Iamme”

Sulla scia di quanto illustrato, il Gruppo Megamark, leader nel settore della grande distribuzione nel mezzogiorno, ha progettato l’introduzione del marchio privato “Iamme” certificato come bollino etico dall’Associazione Internazionale anticaporalato No Cap, ed applicato a cinque tipologie di conserve di prodotti freschi, che dovrà comparire su alcuni supermercati del Mezzogiorno. Si tratta di un progetto che ha lo scopo di immettere nel mercato, a prezzi accessibili, prodotti realizzati nel rispetto di tutti gli standards etici, della normativa a tutela del lavoro, della sicurezza per la salute delle persone, nonché della salvaguardia dell’ambiente.

A detta latitudine di interventi risulta, dunque, pienamente coinvolto il consumatore, quale detentore del potere di orientare la propria consapevole scelta di mercato, secondo il proprio senso etico e di “giustizia”. Affinché, tuttavia, detto coinvolgimento sia effettivo e non falsato da condotte fraudolente ed in contrasto con le regole a tutela del mercato e della concorrenza, occorrerà tuttavia che il sistema di certificazione di “eticità” del prodotto sia garantito da un efficiente sistema di controllo e dalla effettiva applicazione di misure dissuasive e sanzionatorie.

In ogni caso, specie nell’attuale scenario di crisi economica da Covid 19, il tema della sostenibilità etica nella filiera agroalimentare non può essere delegato al consumatore, imponendo una ingente profusione di impegno e risorse pubbliche, al fine di evitare ulteriori sperequazioni come quella del prezzo delle ciliegie e le gravissime distorsioni sociali che ne sono conseguenza.

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Avv. Antonio Pivetti

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