Il disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità nella filiera vitivinicola

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Con decreto del Mipaaf del 16 marzo 2020, di prossima pubblicazione, l’Italia,  prima fra i paesi europei, ha approvato il disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità nella filiera vitivinicola.

Cosa è il disciplinare di certificazione di sostenibilità della filiera del vino

Il disciplinare di certificazione di sostenibilità della filiera del vino è quel documento che raccoglie, a sistema, le regole e le buone pratiche di produzione, che riguardano la sostenibilità del settore vitivinicolo.

L’operatore del settore che rispetterà le relative regole potrà etichettare il proprio prodotto con uno specifico marchio distintivo, attraverso cui viene certificata  e comunicata la conformità della produzione alle norme relative alla sostenibilità intesa quale rispetto dell’ambiente, della qualità e sicurezza alimentare, della tutela dei lavoratori e dei cittadini e garanzia di un adeguato reddito agricolo.

 Per l’annualità 2022 la certificazione della sostenibilità vitivinicola verrà avviata utilizzando le procedure e gli standard previsti dal Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), in attesa del completamento del processo di integrazione dei diversi sistemi, da portare a termine nell’annualità 2023.

Come è strutturato il disciplinare

Il disciplinare, in sostanza, integra le Linee Guida Nazionali  di produzione integrata delle colture, suddividendo detta integrazione in due distinte fasi: a) fase agricola – FVA e b) fase post raccolta e trasformazione – FVT.

Per ciascuna delle suddetta fasi vengono previste delle regole a presidio della sostenibilità della produzione e tali da garantire, ove effettivamente applicate il rilascio della certificazione.

Le disposizioni in pillole

In breve, secondo le regole del disciplinare:

  • l’operatore deve identificare, caratterizzare e gestire le aree semi-naturali non coltivate presenti sul territorio e prevedere azioni volte a conservarne la biodiversità
  • deve monitorare e gestire la produzione dei reflui dell’impianto di trasformazione e/o di condizionamento
  • deve registrare il consumo di acqua dolce prelevata da corpo idrico superficiale o di falda e utilizzata nell’impianto di trasformazione e/o condizionamento
  • l’azienda definisce e applica un programma di monitoraggio e gestione delle risorse idriche impiegate presso le installazioni incluse nei propri confini organizzativi ed esteso alle sole operazioni legate al settore vitivinicolo
  • l’operatore deve disporre di informazioni relative a: – peso medio della bottiglia di vetro; – consumi energetici della cantina per litro di vino prodotto
  • l’operatore monitora: – il consumo e la produzione o l’acquisto di energia da fonti rinnovabili certificate; – il peso medio della bottiglia di vetro utilizzata; – l’uso di materiali di confezionamento riciclabili o riciclati

Considerazioni finali

Per ciò che riguarda la sostenibilità sociale, il documento enuncia principi di civiltà ampiamente acquisiti (al netto delle perplessità di ordine burocratico amministrativo, già palesate per quanto riguarda il versante della condizionalità sociale (già manifestate nell’articolo “La condizionalità sociale: una sfida impegnativa” ).  Si levano, invece,  alcune voci che  mettono già  in discussione la effettiva rispondenza del disciplinare alle esigenze della sostenibilità ambientale, additando, per esempio, quale grave stortura, la previsione del glifosato ed altri fitofarmaci tra i pesticidi ammessi.

La preoccupazione dei soggetti più intenti alla tutela dell’ecosistema, secondo un paradigma più rigido di sostenibilità, è quella che il marchio che sarà destinato ad accompagnare i prodotti vinicoli sia, da un canto,  più sbilanciato verso una finalità commerciale di brandizzazione del prodotto e, dall’altro canto, utilizzato dal sistema della filiera quale salvacondotto di accesso “acritico” ai finanziamenti previsti dalla nuova PAC.

A fronte delle suddette perplessità resta da dire che il decreto in esame segna un ulteriore tangibile passo verso la scelta politica di allineare prodotto e mercato sotto il segno della sostenibilità.

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Avv. Antonio Pivetti

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