Approvata in via definitiva la Pac 2023/2027

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Lo scorso mese di novembre il Parlamento Europeo, in sessione plenaria ed il Consiglio hanno approvato la riforma della PAC a valere per il periodo 2023/2027.

Il Regolamento sui Piani strategici nazionali della PAC, il Regolamento orizzontale sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della PAC e il Regolamento sull’organizzazione comune dei mercati (OCM) sono infatti stati pubblicati il 6 dicembre in Gazzetta ufficiale europea. Le nuove regole, tuttavia, si applicheranno solo a partire dal 1° gennaio 2023, terminato il biennio transitorio 2021-2022.

Con l’approvazione della riforma si chiude, così, un lungo e controverso processo che ha impegnato i decisori europei (Commissione, Consiglio ed appunto Parlamento), ma che rimanda, quanto alla effettiva realizzazione degli obiettivi considerati, alla futura adozione, da parte dei paesi membri, dei relativi Piani Strategici Nazionali.

La nuova PAC nasce da una proposta della Commissione, avanzata già nel 2018, finalizzata a gestire i due tradizionali canali di sussidi “pilastri” (aiuti diretti e piani di sviluppo rurale) con una qual certa flessibilità e nel rispetto delle specificità territoriali, con una particolare attenzione verso le piccole imprese e legando l’erogazione delle risorse finanziarie alla realizzazione di investimenti e raggiungimento di taluni obiettivi da parte delle imprese, in linea con una sempre crescente esigenza di sostenibilità dello specifico settore produttivo.

Nel corso del 2020 la Commissione, tuttavia, sulla scorta di un più prorompente sentire verso le tematiche di crisi ambientale, dal degrado del suolo alla perdita di biodiversità, al cambiamento climatico, ha lanciato un nuovo corso, il c.d. New Green Deal, cui fare convergere gli obiettivi già prefissati nella PAC. A ciò va pure aggiunta la risposta al periodo di crisi pandemica da Covid 19 che ha indotto sempre la Commissione europea, nello stesso periodo, a varare il programma Next Generation EU (NGEU), quale“programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.”

L’importanza della convergenza della PAC con detti programmi diviene, allora, intuitiva sol che si consideri che i trasferimenti finanziari in essa contemplati rappresentano circa un terzo del bilancio europeo e che dunque, nessuna politica di reale cambiamento verso la transizione ecologica, in campo agroalimentare, può essere realizzata senza l’impiego delle risorse assegnate alla PAC.

Gli obiettivi della nuova PAC

A valle del percorso di riforma sono stati concordati i seguenti nove obiettivi:

  • garantire un reddito equo agli agricoltori
  • aumentare la competitività
  • riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare
  • agire per contrastare i cambiamenti climatici
  • tutelare l’ambiente
  • salvaguardare il paesaggio e la biodiversità
  • sostenere il ricambio generazionale
  • sviluppare aree rurali dinamiche

Le novità

Eco-schemi

In linea con gli obiettivi dell’European Green Deal e con le strategie Farm to Fork e Biodiversità al 2030, dal 2023 in poi, il 22% tutti i pagamenti diretti del primo pilastro della PAC dovranno essere condizionati all’effettuazione di pratiche rispettose dell’ambiente (condizionalità ambientale rafforzata) improntate su un approccio agroecologico per combattere il cambiamento climatico e preservare la biodiversità, tra cui il vincolo a dedicare, almeno il 3% dei seminativi, alla biodiversità e agli elementi non produttivi, con la possibilità di ricevere un ulteriore sostegno, di tipo premiale, tramite gli ecoschemi sino a raggiungere il 7%. Nel 2025 la soglia sarà alzata al 25% corrispondente in totale a 48 miliardi di euro, attraverso l’incremento della quota di risorse del FEASR dedicate ai pagamenti agro-climatico-ambientali dei PSR. A queste misure e a quelle collegate al benessere animale andrà il 35% dei fondi di sviluppo rurale, come chiesto dal Parlamento.

Condizionalità sociale (terzo pilastro)

Nel pieno rispetto di esigenze di giustizia ed equità sociale, in un settore che pure gode di finanziamenti pubblici ed in cui sono frequenti fenomeni di sfruttamento e di caporalato di manodopera, i sussidi della PAC saranno direttamente collegati al rispetto da parte dei beneficiari, di standard lavorativi e occupazionali in linea con la legislazione europea e nazionale.

Gli altri punti principali

L’accordo definisce il livello minimo obbligatorio di convergenza interna per i pagamenti diretti, che dovrà raggiungere almeno l’85% del livello medio entro il 2026; prevede una incremento della redistribuzione dei pagamenti diretti, dam momento che gli Stati membri dovranno infatti redistribuire obbligatoriamente almeno il 10% degli aiuti per il sostegno al reddito degli agricoltori alle imprese di piccole e medie dimensioni. Più specificamente, ciascuno stato potrà utilizzare un pagamento redistributivo in aggiunta al pagamento di base o ridurre progressivamente l’importo annuale superata la soglia di 60 mila euro, nel rispetto di un massimale di 100 mila euro (c.d. capping). In questo secondo caso, però, i paesi UE potranno permettere alle imprese agricole di detrarre il 50% del costo dei salari collegati all’attività agricola dal totale prima che venga operata la riduzione.

Inoltre, al fine di agevolare il ricambio generazionale in agricoltura, è previsto l’obbligo di destinare almeno il 3% del budget della PAC a misure in favore dei giovani agricoltori, in forma di sostegno al reddito, aiuti per il primo insediamento e sostegno agli investimenti.

Per quanto riguarda le regole dell’ OCM, la nuova PAC mantiene un l’interesse al mercato globale, favorendo la crescita delle aziende agricole nel mercato interno e nei paesi terzi e ampliando le possibilità di aggregazione tra gli agricoltori, anche in deroga al principio di libertà di concorrenza.

E’ infine prevista una nuova riserva agricola per finanziare l’attivazione di misure di mercato in tempi di crisi, con un budget annuale di almeno 450 milioni di euro a prezzi correnti.

I Piani Strategici Nazionali

La realizzazione delle strategie della nuova PAC e l’assolvimento degli obiettivi concordati vengono demandate dai decisori europei ai singoli Stati membri, che dovranno produrre e presentare, entro la fine del corrente anno, i rispettivi Piani Strategici Nazionali volti a implementare la nuova Politica Agricola Comune, nel relativo contesto territoriale, sociale ed economico. Attraverso i Piani strategici nazionali, i paesi UE sceglieranno infatti gli strumenti e le azioni per raggiungere i target concordati a livello dell’Unione, che la Commissione verificherà attraverso un rapporto di performance annuale. La gestione della PAC viene, dunque, affidata ad un modello di sussidiarietà “delivery model” che attribuisce ad ogni stato membro il potere di stabilire le regole e la modalità di raggiungimento degli obbiettivi prefissati a livello europeo.

Le risorse messe a disposizione dell’ Italia

La nuova PAC prevede un trasferimento di risorse in favore dell’Italia (periodo 2021-2027) pari a circa 51 miliardi di euro (sommando tra di loro i 40 miliardi di fondi europei e gli ulteriori 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale), così distribuiti su base annua:

  • 3,6 miliardi per i pagamenti diretti;
  • 323,9 milioni per l’Ocm vino;
  • 250 milioni per l’Ocm ortofrutta; 
  • 34,6 milioni per l’Ocm olio d’oliva;
  • 5,2 milioni per l’Ocm miele. 

Le risorse per lo sviluppo rurale ammontano invece a 9,7 miliardi di euro per il periodo 2021-27, cui si aggiungono 910 milioni di euro derivanti da Next Generation UE.

Conclusioni

Alla luce degli ambiziosi obiettivi esplicitati nella nuova PAC e delle altre strategie che la Commissione europea ha messo in atto per la realizzazione di un sistema globale più verde, equo e sostenibile, risulta sin troppo ovvia la nuova sfida che gli agricoltori dovranno affrontare in termini di investimenti e di innovazione tecnologica. Da ciò un punto di domanda circa la reale produttività che il settore agricolo europeo sarà in grado di garantire, attraverso modelli più rispettosi per l’ambiente, meno aggressivi e forse meno performanti rispetto al passato, nonché circa la possibilità di contenere, a livelli accettabili, i prezzi al consumo dei prodotti finali. Altro punto di domanda, considerando la crescita della popolazione mondiale e la sempre maggiore necessità di approvvigionamento alimentare su scala globale, riguarda la produzione di possibili esternalità negative che la nuova PAC potrebbe generare, in contraddizione con sé stessa, nello scaricare su altre zone del mondo, economicamente più fragili, l’eventuale “lavoro sporco” volto a sopperire eventuali perdite di produttività interna e bilanciare la produzione complessiva rispetto alla domanda di cibo.

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Avv. Antonio Pivetti

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